Il mondo del crimine continua a lucrare sulla pelle degli animali. Anche quest’anno il Rapporto Zoomafia “delinquenti, trafficanti, affaristi e crimini contro gli animali”, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV, mette in evidenza come le corse clandestine, i combattimenti tra cani, la macellazione clandestina continua ad alimentare un business illegale che l’attuale normativa combatte con difficoltà. Ma la sedicesima edizione del rapporto aggiunge anche l’analisi del fenomeno della “Pirateria dei fiumi”, ovvero la pesca di frodo nelle acque interne. Il bracconaggio ittico, non fa rumore, ma sta saccheggiando alcuni fiumi, grandi e piccoli, del Nord d’Italia: pescatori di frodo, quasi tutti stranieri dell’Est Europa, che dispongono di mezzi, barche potenti, furgoni-frigo, reti lunghe centinaia di metri, che occupano le sponde fluviali con ricoveri di fortuna e con bivacchi che deturpano il paesaggio, e che usano, spesso, intimidazioni e minacce nei riguardi degli addetti ai controlli.
Pescano di tutto e rivendono al mercato nero. L’obiettivo principale dei pirati è il Siluro (Silurus glanis), un pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia dei Siluridae originario dell’Europa orientale, dal bacino del Danubio. Un pesce particolarmente apprezzato nei paesi dell’Est e per questo oggetto di vere e proprie rappresaglie in stile militare nei nostri fiumi. Un giro d’affari di svariati milioni di euro l’anno.
«Se dovessimo rappresentare graficamente la zoomafia potremmo ricorrere ad un triangolo: la base è formata dal business, dai guadagni che i traffici a danno degli animali garantiscono - spiega Troiano -. Un lato è formato dai limiti della normativa e dalla sua scarsa applicazione; il terzo lato è costituito da una sinergia scellerata di interessi diversi ma convergenti che unisce trafficanti, l’imprenditoria zoomafiosa, addetti ai controlli infedeli, affaristi».
Traffico di cuccioli
Sono circa 2000 i cani che illegalmente ogni settimana arrivano in Italia. Nati e cresciuti in allevamenti batteria, i cuccioli che vengono comprati per pochi euro nei paesi di origine, spesso arrivano ammalati e accompagnati da documentazione contraffatta. La regia del business fa capo a gruppi organizzati che importano gli animali e li smerciano attraverso venditori compiacenti o tramite annunci su Internet.
Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse
I cavalli sono al centro di diversi profili criminali: scommesse clandestine, macellazione illegale, furto degli animali, traffico di farmaci. I numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica parlano da soli: in diciassette anni, da quando sono stati raccolti i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2014 compreso, sono state denunciate 3344 persone, 1238 cavalli sequestrati e 111 corse e gare clandestine bloccate. Solo nel 2014 sono stati 110 i cavalli che correvano in gare ufficiali, risultati positivi a sostanze vietate.
Combattimenti e “cani per delinquere”
Le indagini e gli esiti giudiziari mettono in evidenza come il fenomeno dei combattimenti tra cani in Italia sia tornato a essere un’emergenza. Persone denunciate, combattimenti fermati, ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con cicatrici riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano un ritorno del fenomeno.
La situazione del randagismo in alcune aree della Penisola continua ad essere una vera emergenza, con conseguente allarme sociale. Secondo i dati del rapporto, sempre senza la pretesa di essere esaustivi, sono circa 7 i canili - con centinaia di cani -, sequestrati nel corso del 2014 per reati che vanno dalla truffa al maltrattamento all’esercizio abusivo della professione di veterinario. Cani in condizioni igieniche pessime, ammalati, tenuti in strutture fatiscenti, sporche e precarie: questi alcuni casi accertati.
I traffici internazionali di fauna e il bracconaggio
Il traffico internazionale di animali o parti di essi rappresenta uno dei pericoli principali della sopravvivenza delle specie minacciate. Un’attività che trova nel nostro paese un’importante punto di arrivo e di transito. Avorio, serpenti, bertucce, caimani, iguane, tegu, varani, cebi dai cornetti, pappagalli, tartarughe, ma anche caviale, prodotti in pelle di animali protetti, farmaci derivati da animali: sono solo alcuni degli animali o parte di essi sequestrati nel 2014. Cammelli, zebre, lama, antilopi, pitoni e anche una tigre sono stati confiscati in base alla normativa antimafia ad esponenti della criminalità organizzata.
Un mare di illegalità
Vere e proprie battaglie si combattono per fermare la pesca di frodo di tonni, vongole, ricci, pesce spada. In Europa il 7,5% dei pesci marini è a rischio. Oltre agli squali, a finire nella lista anche specie di interesse commerciale come rombo, dentice e salmone. Sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel comparto della pesca e della vendita di pesce, si registrano diversi interventi dell’antimafia. Senza tregua il furto dei datteri di mare e la relativa distruzione dei fondali. Sono sempre le solite bande specializzate attive in determinate aree che alimentano un giro d’affare milionario. I casi più frequenti di illegalità si riscontrano nella pesca al tonno rosso e nell’uso delle spadare, la vendita di pesce “sotto misura” o di specie vietate, lo strascico sotto costa. La pesca di frodo, nelle sue sfaccettate forme di illegalità, viene perpetrata con mezzi e strumenti sempre più sofisticati. Anche i delfini sono vittime della cattura di frodo: vengono uccisi per produrre il mosciame.
La “Cupola del bestiame”
Un vero sistema di malaffare legato alla gestione di allevamenti, alle truffe, al traffico illegale di medicinali e sostanze dopanti, al furto di animali “da allevamento”, alla falsificazione di documenti sanitari e, spesso, con infiltrazioni della criminalità organizzata, inquina il comparto zootecnico. Negli ultimi anni sono stati sequestrati e confiscati a diversi esponenti delle varie famiglie mafiose o camorriste, tra gli altri beni, aziende agricole, allevamenti di bovini, bufale e cavalli, caseifici, società per la commercializzazione di prodotti agroalimentari, macellerie. Secondo la DIA le infiltrazioni riguardano qualsiasi segmento della filiera alimentare, dalla produzione alla vendita, fino alla distribuzione e ristorazione, concretizzandosi anche nella violazione di norme a tutela della sanità pubblica. Diverse le forme di macellazione clandestina, che vanno da quella domestica, o per uso proprio, a quella organizzata, riconducibile a traffici criminali, da quella collegata alla caccia di frodo a quella etnica. Le sofisticazioni alimentari creano sempre maggiore allarme sociale.
Fonte: LaStampa.it