mercoledì 29 luglio 2015
Gessate, scoperto allevamento lager di cani: denunciato cacciatore pluricampione
Scoperti a Gessate, in provincia di Milano, 65 cani tenuti in strutture abusive e fatiscenti, cuccioli morti, fattrici con cuccioli tenuti al buio totale senza acqua e cibo
Scoperti a Gessate, in provincia di Milano, 65 cani tenuti in strutture abusive e fatiscenti, cuccioli morti, fattrici con cuccioli tenuti al buio totale senza acqua e cibo. La notizia è giunta dal portavoce parlamentare del Movimento 5 Stelle Paolo Bernini, che rende pubblica la scoperta del lager di proprietà di un cacciatore pluricampione del mondo di razza. I cani sono stati portati in salvo.
Il 65enne, proprietario del lager, è stato denunciato per maltrattamento animale, somministrazione di farmaci scaduti, esercizio abusivo di professione, abuso edilizio, resistenza a pubblico ufficiale. I cani sono stati prelevati nel corso di tutta la notte del 27 luglio e trasportati in una struttura idonea, in attesa delle direttive da parte del magistrato.
«Un ringraziamento dovuto va all'arma dei carabinieri - scrive Bernini - che non solo ogni giorno si occupa della sicurezza dei cittadini, ma sempre più spesso viene da noi interpellata e, in qualità di Autorità di Pg super partes, si presta con impegno e responsabilità in controlli che dovrebbero spettare ad altri corpi preposti. Non a caso, gli interventi con i carabinieri portano sempre ad esiti positivi, a differenza di controlli eseguiti da differenti autorità».
Fonte: QN
Rapporto Lav su Zoomafia 2015 - non solo cani
Il mondo del crimine continua a lucrare sulla pelle degli animali. Anche quest’anno il Rapporto Zoomafia “delinquenti, trafficanti, affaristi e crimini contro gli animali”, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV, mette in evidenza come le corse clandestine, i combattimenti tra cani, la macellazione clandestina continua ad alimentare un business illegale che l’attuale normativa combatte con difficoltà. Ma la sedicesima edizione del rapporto aggiunge anche l’analisi del fenomeno della “Pirateria dei fiumi”, ovvero la pesca di frodo nelle acque interne. Il bracconaggio ittico, non fa rumore, ma sta saccheggiando alcuni fiumi, grandi e piccoli, del Nord d’Italia: pescatori di frodo, quasi tutti stranieri dell’Est Europa, che dispongono di mezzi, barche potenti, furgoni-frigo, reti lunghe centinaia di metri, che occupano le sponde fluviali con ricoveri di fortuna e con bivacchi che deturpano il paesaggio, e che usano, spesso, intimidazioni e minacce nei riguardi degli addetti ai controlli.
Pescano di tutto e rivendono al mercato nero. L’obiettivo principale dei pirati è il Siluro (Silurus glanis), un pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia dei Siluridae originario dell’Europa orientale, dal bacino del Danubio. Un pesce particolarmente apprezzato nei paesi dell’Est e per questo oggetto di vere e proprie rappresaglie in stile militare nei nostri fiumi. Un giro d’affari di svariati milioni di euro l’anno.
«Se dovessimo rappresentare graficamente la zoomafia potremmo ricorrere ad un triangolo: la base è formata dal business, dai guadagni che i traffici a danno degli animali garantiscono - spiega Troiano -. Un lato è formato dai limiti della normativa e dalla sua scarsa applicazione; il terzo lato è costituito da una sinergia scellerata di interessi diversi ma convergenti che unisce trafficanti, l’imprenditoria zoomafiosa, addetti ai controlli infedeli, affaristi».
Traffico di cuccioli
Sono circa 2000 i cani che illegalmente ogni settimana arrivano in Italia. Nati e cresciuti in allevamenti batteria, i cuccioli che vengono comprati per pochi euro nei paesi di origine, spesso arrivano ammalati e accompagnati da documentazione contraffatta. La regia del business fa capo a gruppi organizzati che importano gli animali e li smerciano attraverso venditori compiacenti o tramite annunci su Internet.
Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse
I cavalli sono al centro di diversi profili criminali: scommesse clandestine, macellazione illegale, furto degli animali, traffico di farmaci. I numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica parlano da soli: in diciassette anni, da quando sono stati raccolti i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2014 compreso, sono state denunciate 3344 persone, 1238 cavalli sequestrati e 111 corse e gare clandestine bloccate. Solo nel 2014 sono stati 110 i cavalli che correvano in gare ufficiali, risultati positivi a sostanze vietate.
Combattimenti e “cani per delinquere”
Le indagini e gli esiti giudiziari mettono in evidenza come il fenomeno dei combattimenti tra cani in Italia sia tornato a essere un’emergenza. Persone denunciate, combattimenti fermati, ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con cicatrici riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano un ritorno del fenomeno.
La situazione del randagismo in alcune aree della Penisola continua ad essere una vera emergenza, con conseguente allarme sociale. Secondo i dati del rapporto, sempre senza la pretesa di essere esaustivi, sono circa 7 i canili - con centinaia di cani -, sequestrati nel corso del 2014 per reati che vanno dalla truffa al maltrattamento all’esercizio abusivo della professione di veterinario. Cani in condizioni igieniche pessime, ammalati, tenuti in strutture fatiscenti, sporche e precarie: questi alcuni casi accertati.
I traffici internazionali di fauna e il bracconaggio
Il traffico internazionale di animali o parti di essi rappresenta uno dei pericoli principali della sopravvivenza delle specie minacciate. Un’attività che trova nel nostro paese un’importante punto di arrivo e di transito. Avorio, serpenti, bertucce, caimani, iguane, tegu, varani, cebi dai cornetti, pappagalli, tartarughe, ma anche caviale, prodotti in pelle di animali protetti, farmaci derivati da animali: sono solo alcuni degli animali o parte di essi sequestrati nel 2014. Cammelli, zebre, lama, antilopi, pitoni e anche una tigre sono stati confiscati in base alla normativa antimafia ad esponenti della criminalità organizzata.
Un mare di illegalità
Vere e proprie battaglie si combattono per fermare la pesca di frodo di tonni, vongole, ricci, pesce spada. In Europa il 7,5% dei pesci marini è a rischio. Oltre agli squali, a finire nella lista anche specie di interesse commerciale come rombo, dentice e salmone. Sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel comparto della pesca e della vendita di pesce, si registrano diversi interventi dell’antimafia. Senza tregua il furto dei datteri di mare e la relativa distruzione dei fondali. Sono sempre le solite bande specializzate attive in determinate aree che alimentano un giro d’affare milionario. I casi più frequenti di illegalità si riscontrano nella pesca al tonno rosso e nell’uso delle spadare, la vendita di pesce “sotto misura” o di specie vietate, lo strascico sotto costa. La pesca di frodo, nelle sue sfaccettate forme di illegalità, viene perpetrata con mezzi e strumenti sempre più sofisticati. Anche i delfini sono vittime della cattura di frodo: vengono uccisi per produrre il mosciame.
La “Cupola del bestiame”
Un vero sistema di malaffare legato alla gestione di allevamenti, alle truffe, al traffico illegale di medicinali e sostanze dopanti, al furto di animali “da allevamento”, alla falsificazione di documenti sanitari e, spesso, con infiltrazioni della criminalità organizzata, inquina il comparto zootecnico. Negli ultimi anni sono stati sequestrati e confiscati a diversi esponenti delle varie famiglie mafiose o camorriste, tra gli altri beni, aziende agricole, allevamenti di bovini, bufale e cavalli, caseifici, società per la commercializzazione di prodotti agroalimentari, macellerie. Secondo la DIA le infiltrazioni riguardano qualsiasi segmento della filiera alimentare, dalla produzione alla vendita, fino alla distribuzione e ristorazione, concretizzandosi anche nella violazione di norme a tutela della sanità pubblica. Diverse le forme di macellazione clandestina, che vanno da quella domestica, o per uso proprio, a quella organizzata, riconducibile a traffici criminali, da quella collegata alla caccia di frodo a quella etnica. Le sofisticazioni alimentari creano sempre maggiore allarme sociale.
Fonte: LaStampa.it
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domenica 26 luglio 2015
A Piasco sequestro di un cane tenuto in condizioni pessime: era sofferente e denutrito
Ora l'animale sarà ricoverato in una struttura. Sempre di più le segnalazioni che giungono al volontari dell'Anpana. A settembre partirà un corso per diverntare guardia ecozoofila
Questo è quanto è accaduto a Piasco, in un cascinale dove ci sono 7 cani, di cui uno legato a catena e privo di un idoneo ricovero. "E' in condizioni di salute pessime, il cane di soli due anni è letteralmente pelle e ossa, nonostante il pelo lungo e bianco. Il suo stato di magrezza è visibile anche da lontano", spiega.
Così le Guardie Ecozoofile ANPANA intervengono ed eseguono un sequestro penale, convalidato dalla Procura di Cuneo, che ha disposto che il cane venga curato presso apposita struttura. L'intervento ha visto anche la collaborazione della Polizia Locale, che conosceva bene il caso; gli altri cani non sono ancora in condizioni da sequestro, ma se non si interviene per fornire loro la giusta alimentazione e le cure mediche, si potrebbe arrivare al sequestro anche di questi.
L' ANPANA afferma che sono moltissime le segnalazioni giunte, i cittadini sono sempre più sensibili a queste tematiche, di fatto tutti si chiedono del perché prendere un animale e poi infliggergli simili maltrattamenti. "Spesso ci poniamo anche noi questa domanda" - conclude Rossano dell'ANPANA. Noi vigileremo e interverremo in ogni caso possibile, presto speriamo di aumentare l'organico delle nostre Guardie Volontarie, stiamo raccogliendo le iscrizioni per un nuovo corso che partirà a settembre, in modo da essere sempre più presenti e aiutare tanti animali in difficoltà.
Fonte: TargatoCN
FIRENZE: 50 CANI SEQUESTRATI DAL CORPO FORESTALE DELLO STATO. VIAGGIAVANO IN PESSIME CONDIZIONI (VIDEO)
Il furgone con i cani a bordo bloccato dalla Forestale |
Una cinquantina di cani trasportati in pessime condizioni sono stati sequestrati dal Corpo forestale dello Stato insieme al veicolo su cui viaggiavano nei pressi di Firenze. Denunciata inoltre la titolare di una Onlus, conosciuta come «staffettista» che nel gergo del settore indica chi si occupa di trasportare gli animali.
Gli agenti del Comando provinciale di Firenze del Corpo forestale dello Stato hanno fermato un veicolo che recava la scritta trasporto animali vivi, in uscita da un canile. All’apertura del portellone posteriore, hanno visto una trentina di cuccioli di 2-3 mesi e una ventina di esemplari adulti tra pastori maremmani, beagle, pitbull, volpini e meticci, stipati in gabbie impilate fino al tetto del veicolo. Il carico, proveniente dalla Sicilia, era diretto a canili di Bologna e Milano. Gli animali erano rinchiusi stretti nelle gabbie ed avevano difficoltà di movimento. I cani saranno ora affidati in custodia ad un canile-rifugio autorizzato di Bologna. In corso le indagini per valutare la sussistenza di eventuali ulteriori reati.
Fonte: FirenzePost
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martedì 21 luglio 2015
Quel pollo “malato” che finisce nelle ciotole di cani e gatti
Che il pollo fosse uno degli animali più sfruttati a livello di allevamenti intensivi, vista la sua economicità (per produrre un kg di carne bastano 1,3 kg di mangime), già si sapeva. Ma che questo potesse avere delle conseguenze devastanti sulla salute di chi se ne nutre è stato dimostrato ora. Grazie a una ricerca condotta dai dipartimenti di Veterinaria dell’Università di Torino in collaborazione con altri ricercatori di atenei italiani, tra cui il dipartimento di Scienzedell’Università della Basilicata, e con il Centro Ricerca & Sviluppo SANYpet, azienda specializzata nella produzione di alimenti dietetici per cani e gatti.
I risultati, appena pubblicati su Poultry Science, rivista internazionale accreditata in ambito veterinario, mostrano come l’ossitetraciclina, residuo di un farmaco che si accumula nelle ossa dei polli (ma anche di tacchini e maiali), causi un vero e proprio processo di morte cellulare.
Che a livello clinico si traduce in diffuse patologie che colpiscono i nostri animali da compagnia, come spiega il medico veterinario Sergio Canello: «L’organismo ha due modi di reagire alle sostanze tossiche che ingerisce: con processi infiammatori (gastrititi, cistiti, otiti, ecc…) che funzionano come inceneritori per distruggere gli elementi dannosi, o con meccanismi di eliminazione (vomito, diarrea, lacrimazione)».
Ma come è possibile che nelle ciotole dei nostri animali finiscano sostanze tossiche farmacologicamente attive in concentrazioni fino a dieci volte superiori rispetto ai limiti di legge?
«È inevitabile che si sviluppino numerose patologie nel momento in cui si allevano migliaia di animali in spazi ridottissimi; per trattarle vengono somministrati ai polli antibiotici, come le tetracicline, che di per sé sono innocui per chi ne mangerà la carne, anche perché la legge richiede che entro 10/14 giorni prima della macellazione non vengano somministrati farmaci agli animali. Il problema è che questi antibiotici si accumulano e si fissano all’osso, che è una parte considerata non edibile ma che in realtà viene tritata per produrre le farine di carne alla base del cibo per cani e gatti».
Ci sono rischi anche per l’uomo?
«Potenzialmente sì: ci sono macchine che grattano le ossa degli animali macellati per staccare i residui di carne che vi sono rimasti attaccati e in questo modo anche parte dell’osso stesso finisce nel macinato che viene poi usato per produrre wurstel, hamburger, crocchette di pollo e insaccati».
Una nota positiva: per quanto riguarda cani e gatti, basta eliminare tali alimenti nocivi per far scomparire in brevissimo tempo più dell’80 per cento delle patologie più diffuse che li colpiscono. Ma il campanello d’allarme sta suonando: se non per ridurre le sofferenze animali, fate attenzione all’allevamento intensivo almeno per la vostra salute.
Fonte: Corriere della Sera
Gli animali soffrono il caldo più di noi: un vademecum per proteggerli
Gli animali soffrono il caldo più di noi: un vademecum per proteggerli I nostri amici a quattro zampe si trovano in difficoltà durante l'ondata di afa. Non sudano e hanno bisogno di acqua, ombra e luoghi ventilati
ACQUA E OMBRA PER I DOMESTICI - Andrea Brutti, tecnico esperto dell'Enpa, ha stilato un vademecum. “Per i cani – sottolinea – è importante evitare le uscite nelle ore più calde, preferire la mattina presto o il tardo pomeriggio. In casa, offrire loro un luogo ombreggiato e ventilato. Poi, dare acqua fresca e cibo idoneo e leggero, meglio dividere il pasto in tre o quattro piccole razioni”. E il gatto? “Si autoregola ma deve avere a disposizione acqua fresca. Nel caso uscisse di casa, sarà lui a cercare riparo autonomamente”. Agli animali sensibili a scottature solari applicare crema solare ad alta protezione. “E – prosegue l'Enpa – consigliamo, nel caso vadano in ipertermia, di abbassare la loro temperatura con acqua e ghiaccio secco”.
LASCIARE UN CANE CHIUSO IN AUTO È REATO - Un particolare non è da trascurare: “I cani – precisa Brutti dell'Enpa – non devono mai essere lasciati in automobili ferme d'estate, neanche con il finestrino aperto o semi aperto. In auto, la temperatura sale molto velocemente. A finestrino chiuso è reato”. Come ricordato dalla Cassazione può far scattare la condanna di abbandono (art.727 secondo comma del codice penale). “In questa stagione, i cani possono sentirsi male anche con i finestrini abbassati e all'ombra, perché in una vettura manca un'adeguata ventilazione”. Cosa può fare un cittadino di fronte a un'emergenza? “Allerti subito le forze dell'ordine. Ci sono casi di persone che hanno rotto i finestrini per salvare un animale. Il nostro ufficio legale aiuta e assiste coloro che si oppongono a maltrattamenti (art.544 ter del codice penale)”
UNA CIOTOLA PER RANDAGI E SELVATICI - “Noi – spiega Brutti – invitiamo tutti, commercianti e baristi, soprattutto nei luoghi dove il randagismo è una vera piaga, nel regioni del Sud, a mettere una ciotolina di acqua fresca fuori dagli esercizi. Continuiamo a ricevere segnalazioni di cani abbandonati e maltrattati”. Le cause? “C'è in primis una responsabilità istituzionale. Esiste una legge che dovrebbe essere fatta applicare. Questo atteggiamento ha creato una sub-cultura, che porta a considerare gli animali esseri viventi inferiori”. Pure i selvatici soffrono il caldo. Il cibo non manca, ma l'acqua scarseggia. “Chi ha giardini metta acqua nei sottovasi, cambiandola spesso per evitare le zanzare. È utile, oltre che per i volatili, anche per i ricci”. Gli animali selvatici non sono pericolosi. “Spesso, sbagliando, si ha paura dei pipistrelli, utilissimi nella lotta alle zanzare”.
Fonte: Tiscali Cronaca
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domenica 19 luglio 2015
Quando abbandoni un cane
Io me lo ricordo quando siamo andati a casa assieme. Era un giorno di sole e la foglie erano gialle e rosse e quando ci camminavo sopra scricchiolavano rumorose. Mi ricordo che mi appoggiavi piano per terra e ridevi vedendomi incerto a zampettare su quelle foglie mentre mi giravo al suono della tua voce, cercando i tuoi occhi e la carezza della tua mano.
Mi ricordo di quando quelle foglie sono diventate un'umida poltiglia nascosta da uno strato bianco di neve. Che era fredda, ma così morbida che ci affondavo tutto fino al collo. E tu correvi con me, io andavo avanti e tu restavi un po' più indietro. Ma io ti aspettavo, non ti avrei mai lasciato solo.
Ti aspettavo ogni giorno. Aspettavo la tua voce che mi raccontava la sua giornata. Capivo quando era stata una buona giornata, quando al lavoro il tuo capo non ti aveva maltrattato, e capivo quando invece ti avevano fatto arrabbiare. Allora mi sedevo buono vicino a te: infilavo la mia testa sotto al tuo braccio e cercavo di farti ridere, come quel giorno in cui eravamo andati a casa assieme e io facevo scricchiolare le foglie.
Ti aspettavo anche quando avevi troppo da fare per passare del tempo con me: quando uscivi al mattino e tornavi la notte. Sono paziente e non conosco il rancore: so che nella vita ci sono della cose importanti e ho imparato che ce ne sono molte prima di me. Ho trascorso la mia vita ad aspettare la tua, a cercare il tuo cuore scavando tra i cuscini del tuo divano. Non l'ho trovato spesso, il tuo cuore: ma qualche volta l'ho visto e ho imparato a riconoscerlo.
L'ho riconosciuto nelle tue lacrime quando il tuo dolore aveva un sapore salmastro che sentivo sulla punta della lingua. L'ho riconosciuto quando sei tornato a casa, un giorno, con un fagotto che profumava di talco e di pipì, e che mi ha fatto finire in un angolo buio di quel cuore. Non mi serve la luce, mi basta il buio se quel buio è un posto che conosco. E il tuo cuore io lo conosco, so che mantiene un posto per me.
Anche oggi ti aspetto. Anche oggi che fa caldo e di foglie gialle e rosse per terra non ce ne sono. Anche oggi che le mie zampe sono arricciate dall'artrosi e non mi permettono più di correrti davanti e fermarmi ad aspettarti. Anche oggi io ti aspetto, anche se non so dove sono, non conosco questa strada in cui continuo a girare cercando il tuo profumo, la tua traccia. Ma il mio naso non è più buono, o forse la tua traccia se ne è andata via con te e allora è meglio che io torni là dove mi hai lasciato: verrai a prendermi e mi solleverai in braccio come quando ero piccolo e avevamo ancora un sacco di giorni da vivere assieme.
Ho fiducia nel tuo cuore. È il solo cuore che conosco. Tornerai a prendermi con una ciotola piena d'acqua dove potrò dissetarmi e una scatola di pappa che io mangerò troppo velocemente. E poi mi farai risalire in macchina dove c'è la mia coperta, quella col mio odore, quella in cui mi addormentavo quando facevamo dei viaggi lunghi a scoprire il mondo. Che ne abbiamo visto un bel po' eh, di mondo? Per questo so che tornerai e continuo ad aspettarti: esattamente qui dove mi hai lasciato. Anche se sono passate un po' di notti e qualche giorno, io so che presto vedrò spuntare la tua macchina in fondo alla strada e allora sarà di nuovo come il giorno in cui siamo andati a casa assieme e tu sarai felice di avermi con te e io sarò felice di essere con te.
Fai presto però, perché io sono paziente, ma il mio cuore batte lento, lo sento stanco, pesante di fatica e di paura. Allora mi accuccio: quando arriverai, se tu non riuscirai a vedermi, alzerò la coda a salutarti e festeggiare il tuo ritorno.
Fai presto, davvero, perché ho gli occhi pieni di nebbia e ho paura di non riuscire a vederti, a riconoscere la tua mano che si abbassa ad accarezzarmi la testa, a grattarmi le orecchie.
Fai presto, ti prego, perché non sento più le zampe: me la sono fatta addosso e ho paura che quando arriverai non riuscirò a saltarti in braccio.
Fai presto perché io ho vissuto la mia vita con te: ogni volta che ho avuto paura ho trovato rifugio in te. E oggi che di paura ne ho davvero tanta, oggi che sento che il cuore mi abbandona ho bisogno di te: di guardare i tuoi occhi mentre i miei si chiudono tranquilli come hanno fatto ogni notte quando il sonno che li attendeva era di ore e non di sempre.
Torna a prendermi: fammi morire vicino a te.
Qualche giorno fa, l'assessore al Bilancio del Comune di Imola ha dichiarato, in sede di Consiglio, che i cani in esubero nel canile vanno abbattuti. A poche ore dalla disgraziata uscita, il sindaco ha corretto il tiro, specificando che le parole del suo collega erano dettate dall'impossibilità di concedere un bonus fiscale a chi adotta un cane abbandonato in un momento di crisi tale da non consentire di aiutare nemmeno le famiglie degli imolesi.
Vorrei ricordare a questo assessore imprudente (perché oggi mi sento politicamente corretta) che il canile della sua città è pieno di cani che i suoi concittadini hanno abbandonato, ad ennesima certificazione del fatto che se il cane è il migliore amico dell'uomo, l'uomo non lo è di certo del cane.
I cani, caro assessore, non si abbandonano e di sicuro non si abbattono. Se lo segni e cerchi di non dimenticarlo mai più.
Fonte: L'huffington post
sabato 18 luglio 2015
Cani randagi, il business delle trasferte. I Comuni pagano decine di migliaia di euro
Al Sud, soprattutto in Sicilia, i canili sono sovraffollati e gli animali vengono trasferiti nelle città del Nord attraverso "staffettisti". Spesso, denunciano le associazioni, in condizioni di grande sofferenza per gli animali. I Comuni pagano da 100 a 400 euro per ogni animale
Cani spediti al nord o all’estero per liberare le strade dai randagi o svuotare canili sovraffollati. È la politica attuata da molti Comuni del Sud, che stringono sempre più spesso accordi con associazioni o privati per trasferire gli animali in zone in cui avrebbero maggiori possibilità di essere adottati. Una strategia che però sposta il problema anziché risolverlo e solleva interrogativi sia sulle condizioni di trasporto sia sulle reali destinazioni dei cani. Affidati a «staffette» che si incaricano del trasporto, alcuni animali trovano casa, altri finiscono in rifugi di diverse regioni o in località sconosciute.
Quella di «staffettista» è ormai diventata una professione. Una decina di soggetti percorrono la penisola in lungo e in largo ogni settimana, indicando su Facebook tappe, date e orari degli spostamenti previsti. I viaggi non sempre rispettano le disposizioni per il trasporto di animali e i camion a norma sono rari. I cani rimangono a bordo anche per più di 24 ore. Accade per tragitti internazionali, come quello tra la Sicilia e il nord della Francia, ma anche su distanze minori, nel caso di contrattempi che, secondo le testimonianze di vari adottanti, avvengono di frequente.
“Il tragitto da Lecce a Savona una volta è durato 30 ore” racconta Marina Catalano, una volontaria pugliese che si era affidata alla staffettista più nota e discussa, Chiara Notaristefano. Quest’ultima sul suo profilo Facebook ha giustificato il ritardo con lo scoppio di un pneumatico, ma Diego Musiani, che era con lei sul camion quel 2 novembre 2013, racconta particolari ben più drammatici. “All’altezza di Fiano Romano ci scoppiò una gomma e chiamammo l’Aci. In carrozzeria ne approfittammo per far scendere i cani (che fino a quel momento non avevano mangiato), ma alcuni rimasero sul camion. Notai tracce di candeggina in alcune ciotole per l’acqua. A Piacenza ci accorgemmo che Elisir, un bulldog inglese, era morto. Mi disse di portarlo in una clinica veterinaria di Monza, dove il cane fu congelato prima che l’adottante potesse chiedere l’autopsia.”
Quella di «staffettista» è ormai diventata una professione. Una decina di soggetti percorrono la penisola in lungo e in largo ogni settimana
Chiara Notaristefano, ex agente immobiliare e fondatrice dell’associazione “Mamma Chiara Animal Onlus” con 4 sedi in Brianza e una a Scicli, in Sicilia, è al centro delle critiche di gruppi animalisti per la morte di un altro cane, Jango, durante la staffetta del 22 luglio. Caricato a Caltanissetta e diretto in Lombardia, il cane si ferisce in gabbia e perde sangue. Durante una tappa ad Agrigento per far salire altri cani, Notaristefano se ne accorge e lo porta da un veterinario. Per stabilire chi abbia deciso di farlo ripartire e quali siano state le cause del decesso è stata aperta un’inchiesta.
Quando a pagare sono le associazioni o gli adottanti, i prezzi dei viaggi vanno dai 30 euro per un cucciolo agli oltre 100 euro per un cane adulto di grossa taglia. E lo staffettista viene remunerato spesso in nero. “Io pagavo sempre in anticipo, inizialmente sul conto Postepay del marito di Chiara, poi sul conto corrente della sua associazione, con causale ‘donazione’”, precisa Marina Catalano.
Ma a volte quei viaggi sono già pagati in partenza dai comuni, disposti a versare somme ancora maggiori. Ragusa, Scicli, Modica, Ispica e Vittoria, per citare solo qualche esempio, pagano tra i 100 e i 400 euro per ogni cane spostato altrove. Il fenomeno si sta diffondendo particolarmente in Sicilia, dove il randagismo è ancora una piaga e dove i vigili non intervengono nemmeno, quando ricevono segnalazioni di animali vaganti, dato che nei canili non ci sono posti liberi.
Il comune di Ragusa, nella Determinazione dirigenziale n.151 del 29 gennaio 2014, stanzia 10.000 euro per il trasferimento di un minimo di 100 cani nel corso dell’anno a cura dell’associazione Aida e dichiara che questa attività “se portata avanti con costanza consentirà un notevole risparmio per le casse comunali.” Sulla carta sembra un affarone: 100 euro per disfarsi di un cane che, altrimenti, costerebbe al comune di Ragusa 2,90 + Iva al giorno in canile, quindi oltre 1000 euro l’anno, per tutti gli anni della sua vita.
“Il tragitto da Lecce a Savona è durato 30 ore”, racconta una volontaria. A Piacenza ci accorgemmo che Elisir, un bulldog inglese, era morto
Peccato che i cani che partono verso il nord non siano quelli più difficili da far adottare, ma soprattutto cuccioli. Oltretutto, dare loro la chance di essere adottati al nord toglie questa opportunità a cani che già si trovano nelle strutture piemontesi o emiliane e che resteranno più a lungo a carico dei rispettivi comuni.
A volte, oltre al trasporto, le amministrazioni del sud pagano un forfait per il mantenimento dei cani nelle strutture di destinazione, almeno per i primi mesi. E’ così che, nel dicembre 2013, il Comune di Campobasso ha versato la bellezza di 40.000 euro a Gabriele Tossani, all’epoca commissario dell’Enpa di Bologna, per liberarsi di 30 cani mandandoli al canile di San Prospero (Modena). Nello stesso periodo anche Siracusa ha decretato l’invio al San Prospero di “un primo contingente di 60 cani” al costo di 1600 euro + Iva per il trasporto oltre a 3 euro + Iva al giorno per il mantenimento di ciascuno. Ma l’operazione è stata bloccata dopo che le informazioni raccolte dalla consulente del comune Daniela Cassia hanno portato a giudicare non idonee le strutture di destinazione, site a Monticelli Pavese e Macerata Feltria.
Enpa Bologna ha stretto accordi con amministrazioni di mezza Italia, anche in collaborazione con Ernesto Zagni, titolare del San Prospero e gestore della struttura di Calderara di Reno (Bologna). Ma il record di convenzioni con i comuni lo detiene proprio Ernesto Zagni, citato di volta in volta nelle sue molteplici vesti di allevatore, gestore di canili e trasportatore, con le sigle «Animal Coop», «Allevamento Del Zagnis», «Transdog». Ispica gli ha affidato 50 cani a fronte di 4000 euro per il trasporto. Modica, a fine luglio, ha stanziato 20.000 euro per il mantenimento, senza pagare il viaggio. «Abbiamo preso 25 cani – spiega Zagni – 10 sono stati adottati, e abbiamo in programma altri viaggi.»
Palermo gli ha concesso un appalto, in collaborazione con Enpa, per 133.000 euro. “Non è per la gestione del canile” ci dice Zagni. “Abbiamo solo preso un centinaio di cani e li abbiamo portati al San Prospero. Mi sembra che una quarantina siano già stati adottati. Enpa si appoggia a noi – aggiunge – perché siamo gli unici con camion autorizzati per il trasporto di animali vivi. Per noi ormai è un’attività continuativa”.
Il Comune di Modica, a fine luglio, ha stanziato 20.000 euro per il mantenimento, senza pagare il viaggio
Ma in Emilia c’è veramente posto per tutti questi animali? “Al San Prospero ci sono circa 200 cani. Riusciamo a farne adottare una decina al mese – ci dice l’attuale commissario straordinario di Enpa Bologna, Giorgio Marzadori, che esclude che gli accordi firmati da Gabriele Tossani abbiano creato qualche imbarazzo all’associazione. «Non c’è stato nessun problema. Ora del San Prospero e dei viaggi dei cani si occupa direttamente l’Enpa nazionale». Una decina di adozioni al mese mal si conciliano con le centinaia di cani che arrivano dal sud.
«Avendo seguito le vicende dei cani di una struttura sotto sequestro a Trani – riferisce Nadia Martignoni, segretaria nazionale dell’associazione animalista U.G.D.A. – e dovendone assicurare la tracciabilità dopo che Zagni e Tossani si erano offerti di portarne 16 in Emilia, ho saputo solo dopo molte ricerche e insistenze che erano finiti in una pensione di Monticelli Pavese e uno era morto là. Peccato che la destinazione indicata in partenza fosse Calderara». A Calderara di Reno, una fonte affidabile descrive una situazione di sovraffollamento che crea episodi di aggressività tra gli animali. In qualche occasione, i nuovi arrivati sarebbero rimasti per giorni nei trasportini, in attesa che si liberasse posto nei box.
Spedire cani a centinaia di chilometri significa non poter controllare direttamente come vengono trattati dopo l’adozione o nelle strutture che li accolgono. Tra gli animali ritrovati morti o in cattive condizioni a maggio durante il sequestro della pensione del cremonese ‘La casa di Luca’, meglio nota come ‘Scodinzolandia’, diversi provenivano dalla Sicilia. “Ne avevo mandati lì 25, pensando che fosse una buona struttura” ricorda Enza Licciardello, presidente dell’associazione “La casa dei randagi” di Augusta, nel siracusano. “Ora alcuni sono tornati da me in Sicilia, di altri non ho più avuto notizie.”
Dal 1991, la legge quadro 281 ha vietato la soppressione dei cani, ha imposto ai comuni di finanziare il mantenimento dei randagi nei canili e ha promosso la sterilizzazione delle femmine. Una politica che, se correttamente applicata, avrebbe portato in questi 23 anni all’estinzione dei meticci “indesiderati”, considerato che i cani non vivono più di 20 anni. Non è andata affatto così, soprattutto nelle regioni in cui la prospettiva delle sterilizzazioni è stata disattesa. I costi per i comuni sono esplosi (centinaia di migliaia di euro l’anno nelle città) e le mafie si sono interessate a questo business.
La legge del 1991 prevede le sterilizzazioni. Dove non è stata applicata, specie al Sud, i costi per la gestione del randagismo sono esplosi
In Sicilia si è innescato un circolo vizioso: si rincorre costantemente l’emergenza (anche perché numerosi sono gli episodi di violenza e le soppressioni sommarie di animali da parte di criminali o di cittadini esasperati dal randagismo), quindi non si ha il tempo o la volontà di investire nelle sterilizzazioni, che darebbero frutti nel lungo periodo. Ma così il problema si perpetua. Accade che si spostino cucciolate anche senza assicurarsi che la madre sia stata sterilizzata prima della reimmissione sul territorio, lasciando fabbriche di cuccioli in circolazione. E, visti i business che le cucciolate generano, probabilmente non è un caso.
Al nord c’è praticamente il problema opposto. La popolazione canina è stata stabilizzata, i rifugi sono ancora pieni di cani anziani, ma i cuccioli sono una rarità e da qualche anno i box che pian piano si svuotano vengono riempiti con il salvataggio di cani spagnoli, rumeni o di altri paesi dove gli animali in soprannumero vengono soppressi. Oppure si cercano cani al sud.
Ma i comuni italiani pagano la retta solo per gli animali ritrovati sul loro territorio. Ecco quindi perché alcuni rifugi del nord si procurerebbero cagnolini da altre regioni per poi inscenarne il ritrovamento in zona, come ci hanno detto a mezza voce vari animalisti. Il trucco funziona solo se gli animali sono sprovvisti di microchip, in violazione delle norme che prevedono che solo cani identificati e vaccinati possano viaggiare. Una sorte peggiore potrebbe toccare ai randagi diretti all’estero, dove non è vietato cederli ai laboratori per la vivisezione.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
venerdì 17 luglio 2015
Il business dei cani randagi pagato con i soldi pubblici
Per ogni animale accalappiato e chiuso in un canile il comune di riferimento spende dai trecento ai mille euro l'anno. Ma nella gran parte dei casi questo flusso di denaro non evita che i cani siano malati, malnutriti, stipati in gabbie sovraffollate. E che alimentino un traffico imponente di finte "adozioni" che li deporta sui tavoli della sperimentazione del Nord Europa, come ha denunciato il portale "il respiro.eu"
Vengono reclusi in strutture fatiscenti, maltrattati e dimenticati, a volte trasferiti clandestinamente in altri Paesi per finire nei laboratori della ricerca, oppure trasformati in cibo in scatola o pellicce. È il business del randagismo, l'affare dei canili, un traffico che si svolge con pochi controlli. È una storia dove s'intrecciano sperpero del denaro pubblico, malasanità, criminalità organizzata. Dove gli interessi in gioco sono più alti di quanto non si sappia e la legge viene sistematicamente ignorata. Alla fine il silenzio conviene a tutti. Sindaci, polizia, giudici, medici della Asl. Tutti complici, a volte senza neanche saperlo. È l'Italia dei canili, un paese degli orrori.
Quanti sono i cani randagi e quelli nei canili e quanto costa allo Stato mantenerli? In tasca di chi vanno i soldi? E quanti animali dietro finte adozioni finiscono all'estero in una tratta illecita? Il business del randagismo e dei canili viene valutato intorno ai 200 milioni, anche se l'ultimo rapporto "Zoomafia" stima il giro complessivo del traffico di cani 500 milioni di euro. Valutazioni realistiche stimano i cani vaganti 600 mila, di cui 200 mila ricoverati nei canili, per ogni cane rinchiuso il comune di appartenenza spende dai 300 ai 1000 euro l'anno. Una spesa significativa che però non mette gli animali al sicuro. Il canile non sempre è l'ultima tappa.
Il traffico e le finte adozioni L'ultima denuncia parla di un traffico di cani e gatti all'estero, esportazione illegale mascherata da finte adozioni. Gli animali finiscono nei laboratori della sperimentazione, come cibo in scatola per i loro simili più fortunati, per fornire pellicce. É la denuncia che arriva dal portale "ilrespiro.eu", dove la giornalista Margherita D'Amico ha condotto un'inchiesta che dà corpo a dubbi e sospetti che da tempo si rincorrono. "Un processo che avrà inizio il 19 dicembre a Napoli sul traffico di cani e gatti da Ischia in Germania costringerà a non ignorare questa realtà agghiacciante", dice D'Amico. "Spediti in carichi su furgoni, station wagon, oppure affidati ai cosiddetti "padrini di volo", cani e gatti randagi provenienti dall'Italia, ma anche da Spagna, Grecia o Turchia, confluiscono ogni anno nei paesi del nord Europa, in Germania arrivano dai 250 ai 400 mila cani".
Nell'inchiesta è citata la testimonianza di Enrica Boiocchi, vicepresidente del Gruppo Bairo, associazione molto attenta all'argomento: "Finché non vedi con i tuoi occhi non capisci. Partecipai al fermo di un carico al confine con la Svizzera: un trasportino per gatti di quelli piccoli, di stoffa, ne conteneva nove. I cani, come di prassi in queste spaventose spedizioni, erano sedati, imbambolati, nemmeno si tenevano seduti. Ogni giorno mezzi carichi di questi sventurati passano la frontiera svizzera, li vediamo, eppure non li ferma nessuno". Stipati nelle gabbie all'interno dei veicoli, gli animali attraversano l'Italia e oltrepassano i controlli superficiali. Si tratterebbe un giro di denaro enorme.
"Sono finita in questa voragine a metà degli anni 90", racconta al sito ambientalista Francarita Catelani, fondatrice di UNA-Uomo Natura Animali Cremona. "Dal napoletano ci segnalarono che la titolare di un'associazione tedesca stava partendo con un carico di cani. Furono prima fermati a Barberino del Mugello, ma la Asl li lasciò passare. Poi, a Como, lo stop. Il capo veterinario della Asl di Como capì. Redasse tre verbali e il giorno dopo il furgone fu scortato fino all'imbocco dell'autostrada per Caserta". Ma la vicenda di Como non è l'unico caso di intervento delle forze dell'ordine. "Un paio d'anni fa ad Ancona sono stati bloccati 102 cani provenienti dalla Grecia. C'è stato un fermo ad Arezzo sei anni fa, e ancora a Padova. E a Verona, nel 1995, si aprì un'indagine per verificare nomi e indirizzi a cui erano stati dati in adozione 100 cani. Risultarono tutti falsi, dal primo all'ultimo". Ci sono poi le denunce dell'Enpa, sezione di Perugia, contro 40 cani di un canile umbro adottati in Germania. C'è infine il caso di Ischia.
"Un piccolo gruppo di volontari di Ischia per anni si oppone alle massicce esportazioni organizzate dal canile di Forio. Solo nel 2006, a suon di denunce, gli animalisti riescono a ottenere il fermo di un furgone e l'avvio di un'indagine assai accurata da parte della Procura di Napoli condotta dal pm Maria Cristina Gargiulo, che si serve anche di intercettazioni telefoniche", racconta D'Amico. La fase preliminare dell'inchiesta si conclude con il rinvio a giudizio di cinque imputati per maltrattamento di animali, falsità ideologica e materiale, associazione per delinquere finalizzata all'illecito traffico di esseri senzienti. "Nel frattempo, però, il rifugio di Forio è stato ceduto alla Pro Animale Fur Tiere in Not e. V. con sede in Germania che ha 32 punti di raccolta e smistamento di cani e gatti in tutta Europa. Le spedizioni di animali vengono ufficialmente interdette solo nell'estate 2011, in attesa degli esiti del processo che avrà inizio presso il Tribunale di Napoli fra poco più di un mese".
Adozioni all'estero fittizie, sulle quali dovrebbero vigilare le Asl. "É attraverso i loro registri, infatti, che scorrono a centinaia, migliaia, le pratiche. Come non insospettirsi davanti alle stesse persone che richiedono venti, trenta, cinquanta lasciapassare per volta?".
I canili, l'orrore dietro l'angolo. Ma qualsiasi mercato illecito è possibile perché i canili italiani vengono gestiti senza controlli. Se il traffico verso l'estero può essere il caso limite, c'è poi l'indifferenza di tutti che rende possibile il degrado quotidiano. "Feriti, affetti da patologie e infezioni, malnutriti, relegati in spazi angusti e sovraffollati, trascurati e soli: questo lo stato in cui versano i "migliori amici dell'uomo" in molte strutture, pubbliche e private". Questo è scritto in un documento del Ministero della Salute che ha diffuso recentemente un video dei canili peggiori d'Italia, girato durante le ispezioni di 39 strutture da parte della task force per la tutela degli animali."I canili sono un sistema che serve a far soldi. La legge diceva che andavano creati dei rifugi e i canili dovevano rimanere solo come presidi sanitari e luoghi di transito. Così non è stato", spiega Rosalba Matassa, a capo della squadra formata da nove veterinari e due amministrativi.
"Dove nasce il business? I comuni invece di creare canili municipali stipulano convenzioni con società private, spesso sono aste al ribasso, anche solo 50 centesimi al giorno per ogni cane. Fatto l'accordo, nessuno controlla. Il sindaco ha la tutela dei cani, quindi è il responsabile ma non risponde mai di fatto e noi non abbiamo il potere neanche di infliggergli una multa". La mappa del degrado attraversa tutta l'Italia, al Sud la situazione è peggiore perché il business è in mano alla criminalità ma ogni regione ha i suoi scheletri, nel senso letterale. Solo nel 2011 sono stati fatti 6 sequestri. È stato chiuso il canile di Somma Lombardo dove tra i cani malnutriti c'era anche una gabbia con due tigri e altri animali esotici.
A Terni c'è stata un'ispezione dopo varie segnalazioni di maltrattamenti, una storia lunga e mai risolta, la Procura sta indagando. A Foligno segnalazioni per maltrattamenti. A Ceprano, Frosinone, il canile è sotto sequestro amministrativo. Chiuso Poggio Sannita: maltrattamenti. Aragona in Sicilia, una sorta di canile abusivo, senza legge e senza controlli, un caso di cui si parla da anni, solo ora si sta svuotando. Chiuso definitivamente ad aprile dopo anni di battaglie il lager per definizione, quello di Cicereale, in Campania, diventato un caso nazionale. Dentro duemila cani, per ciascuno la famiglia Capasso percepiva due euro al giorno. Ci sono stati anni di battaglie giudiziarie prima della chiusura. L'unico caso in cui il ministero si è costituito parte civile. Nei casi di sequestri la situazione che si presenta è sempre la stessa: cani scheletrici, malati, nessuna sterilizzazione, spesso promiscuità, a volte morti. Tra i reati più frequenti riscontrati, frode, medicinali scaduti, esercizio abusivo della professione medica.
Fonte:Re le inchieste
Il business dei canili di Roma
4.207.000 euro sono i soldi che il Comune di Roma dà ogni anno per gestire i canili pubblici della Capitale. Quelli in funzione attualmente sono tre: il più grande ovvero La Muratella, il rifugio Ponte Marconi (ex Cinodromo) e il Parco Canile Vitinia (ex Poverello). Ce ne sarebbero quattro, ma uno è chiuso. Tanti i soldi destinati alle cure e al sostentamento dei nostri sfortunati amici a quattro zampe… ma tutti questi soldi pubblici arrivano effettivamente a loro?
La scorsa settimana Massimo Giletti su Rai nella trasmissione L’Arena ha calcolato che ci sono attualmente (nel periodo compreso tra gennaio e i primi di maggio 2015) 634 cani gestiti da 106 dipendenti. Il costo per i cani è di 18 euro al giorno. Allora tutto il resto dei soldi a chi va? Al centro dello scandalo è finita soprattutto l’Associazione Volontari Canile Porta Portese. La cui Presidente, Simona Novi, si è difesa replicando al presentatore: “Ma a lei risulta che un cane si pulisce la gabbia da solo? Che si fa adottare da solo? La invito a venire un giorno per vedere il lavoro che c’è dietro un canile”.
Ma la replica non regge. Dovrebbero esserci gabbie dorate e ciotole per l’acqua d’argento per giustificare certi costi. Mentre qui di dorato ci sono solo gli stipendi dei dipendenti della Onlus che nel caso dei quadri guadagnano fino a 5.052,18 euro al mese. L’Associazione Volontari Canile Porta Portese, che dovrebbe essere una Onlus senza fini di lucro, gestisce per conto del Comune di Roma i rifugi pubblici e ha l’affidamento diretto del soggetto per un totale di quasi 4 milioni di euro che finiscono chiaramente nelle tasche dei dipendenti. Una Onlus che dal 1997, con affidamento diretto senza bando di gara, gestisce gran parte delle strutture del territorio.
E’ normale che non ci sia un appalto, una gara? “La nostra amministrazione si è ritrovata tante situazioni di questo tipo, tra cui i canili. Stiamo portando avanti il ripristino delle regole. Noi abbiamo fatto partire una gara, che era aperta solo alle associazioni animaliste, purtroppo c’è stato un primo ricorso al Tar e poi una sentenza del Consiglio di Stato che ci ha imposto anche soggetti privati, così abbiamo dovuto riscrivere il bando”, dice l’Assessore all’Ambiente Estella Marino.
Il bando sui canili della Capitale era inoltre stato toccato dall’inchiesta “Mafia Capitale”. Era stato infatti sospeso per verificare la regolarità delle procedure vista anche la partecipazione della 29 Giugno di Salvatore Buzzi che si era proposta per gareggiare nella gestione dei canili e dei gattili di Roma. Ma come poteva essere ammessa ad una gara una cooperativa che nel suo statuto aveva servizi di pulizia industriali e ospedalieri e servizi di raccolta dei rifiuti? “C’è chi parla di gara inquinata, ma la gara per la gestione dei canili è stata sospesa in autotutela, a seguito dell’inchiesta “Terra di mezzo”, si era difesa la stessa Marino.
E gli animali, loro malgrado, sono diventati un business.
Fonte: LineaDiretta24.it
giovedì 16 luglio 2015
Bari, tre cuccioli di cane chiusi in un secchio e lanciati in una villa: se ne salva solo uno
L'unico cucciolo salvato |
La scoperta fatta dal padrone di casa: "Non è la prima volta, lo fanno perchè sanno che sono un volontario animalista". Il meticcio è rimasta in vita perchè è rimasto bloccato nell'intercapedine del cancello
Tragico caso di maltrattamento di animali a Bisceglie. Sono morti due dei tre cuccioli di cane che ieri erano stati lanciati oltre il muro di recinzione di una villa all’interno di un secchio di vernice rossa: gli animali sono morti a causa del forte urto, mentre il terzo, caduto dal secchio al momento del lancio, aveva terminato la sua corsa in un’ intercapedine del cancello di ingresso, salvandosi.
A fare la tragica scoperta era stato Francesco Menduni, proprietario della villa e, volontario dell’associazione tranese Laika: inutili erano stati i soccorsi dell’uomo per due dei tre cuccioli. “Sono arrivato sul posto quando tutto non c'era più niente da fare - la ricostruzione di Menduni - per salvare il terzo cucciolo, mi sono dovuto fare aiutare da un’altra persona. Purtroppo non è la prima volta che assisto a episodi del genere”.
In città, prosegue Menduni, “in tanti sanno che ho una grande sensibilità per i cani randagi, così pensano di lanciare oltre la recinzione della mia villa intere cucciolate”. Stando alle prime ipotesi, le tracce di vernice presenti sulla pelle degli animali lascerebbero pensare che i cani fossero appartenenti a cucciolate nate in una bottega o in una carrozzeria. Adesso i volontari dell’associazione Laika hanno il compito di trovare una casa per il cucciolo superstite.
Fonte :Repubblica.it di Bari
mercoledì 15 luglio 2015
Area cani: istruzioni per l’uso
Le aree cani sono quelle aree recintate messe a disposizione dai Comuni per poter far sgambare, liberi dal guinzaglio, i nostri cani. Cosa estremamente utile e gradita dai nostri amici a quattro zampe perché almeno in queste aree possono correre, giocare e interagire con i loro simili.
Il problema però è che molto spesso all’ingresso non ci sono cartelli con regole o consigli ben precisi su come comportarsi quindi, come spesso accade in questi casi, fra gli umani regna l’anarchia totale. Molti proprietari di cani penseranno: “Abbiamo regole ovunque almeno in queste aree lasciateci i nostri momenti di relax”. Sbagliato! Ogni proprietario deve essere consapevole del fatto che lui è responsabile del proprio cane sempre e ovunque, specialmente in queste aree dove essendoci cani liberi di varie razze e tipologie, deve essere vigile e in grado di poter gestire il proprio cane al meglio, cosa che purtroppo accade raramente.
Punto primo: quando ci troviamo in area cani e un nuovo cane si presenta davanti al cancello i cani all’interno vanno sempre richiamati. Trovo veramente inconcepibile il fatto che ogni qual volta si presenti una persona all’ingresso che chiede di entrare con il proprio cane, puntualmente si trovi un muro di cani davanti, con i loro musi appiccicati al cancello mentre i loro proprietari invece si fanno i fatti propri chiacchierando del più e del meno, ignorando completamente la situazione.
Punto secondo: ci sono proprietari che una volta entrati con il proprio cane passano tutto il tempo al cellulare o a leggersi il giornale mentre il loro peloso vaga da solo lasciando in giro i suoi bisognini, che nessuno naturalmente raccoglierà. Queste aree oltre ad essere motivo di svago e di gioco per i nostri cani, sono un’ottima opportunità anche per noi perché essendo i nostri cani liberi di esprimersi, possiamo osservarli interagire fra di loro nel gioco, nelle posture e in tutti quei movimenti espressivi che nè a casa nè al guinzaglio riusciremmo a cogliere. In poche parole una piccola lezione di etologia che sicuramente ci aiuterebbe a capire meglio il linguaggio del nostro amico a quattro zampe.
Punto terzo: in presenza di altri cani è sempre meglio non usare giochi come palline… e tantomeno cibo, come ad esempio i bocconcini.
Punto quarto: i proprietari di cani di piccola taglia, avendo paura visto la presenza di altri cani, non dovrebbero mai prendere il loro cagnetto in braccio, nè tantomeno starsene seduti sulla panchina coccolando e proteggendo il loro pelosetto. Se così deve essere molto meglio una passeggiata al guinzaglio o aspettare che l’area cani sia libera.
Punto quinto: i bambini dovrebbero rimanere fuori o nel caso, una volta entrati devono rimanere vicino ai loro genitori e non correre ovunque con urla e schiamazzi in presenza di cani che non conoscono.
Anche se in molte aree cani non troviamo regole scritte, sta in noi avere buon senso, educazione e anche la collaborazione nel capire che ogni cane ha il diritto di poter sgambare. Dobbiamo essere sempre vigili con il nostro cane anche nel rispetto degli altri.
martedì 14 luglio 2015
VE LO CHIEDIAMO CON IL CUORE IN MANO, AIUTATECI A TROVARE UNA CASA AD OTZI IN QUESTO MOMENTO PER LUI COSI' DIFFICILE
URGENTISSIMO, OTZI DEVE TROVARE CASA, NON LASCIAMOLO MORIRE IN GABBIA
Otzi ve lo abbiamo presentato tempo fa, adorabile cagnolino di taglia medio contenuta, che dopo 7 anni in famiglia, dopo una vita fatta di coccole e amore si è ritrovato da un giorno all'altro in una gabbia. Il suo cuore era in frantumi, ha passato settimane a saltare ed abbaiare come per richiamare la sua famiglia, per fargli capire che lo avevano dimenticato e dovevano tornare a prenderlo...
Loro non sono più tornati, lui si è rassegnato alla nuova vita di canile con le giornate che trascorrono sempre uguali, dimostrandoci che peloso fantastico sia, dal carattere solare e gioioso, dolcissimo con tutti, sempre pronto a dispensare baci e a scodinzolare come un matto vedeva il guinzaglio...
Così è trascorso un anno, ora Otzi ha circa 8 anni, nessuna richiesta per lui ma noi continuavamo a sperare che potesse trovare adozione, fino a poco tempo fa, quando all'improvviso si è fermato, non riusciva più ad alzarsi, le zampe posteriori bloccate, praticamente paralizzato...
Gli è stato dato subito il cortisone e da bravo guerriero si è ripreso, ora è stato messo nel reparto dei vecchietti dove può stare più tranquillo, al fresco e su morbidi e comodi cuscinoni. Otzi è buonissimo con tutti e al momento non ha più avuto ricadute, è in cura con il cortisone ma lui è incredibilmente forte, con una voglia di vivere incredibile! Prima l'abbandono, ora le zampe che non riescono a sostenerlo ma lui continua a sorridere e a scodinzolare, felice delle piccole gioie. Non ci possiamo arrendere, dobbiamo realizzare il suo sogno più grande, avere di nuovo una famiglia...
Cerchiamo un'adozione del cuore per Otzi, lui ha bisogno di poco, una cuccia morbida, la frescura di una casa, coccole tutti i giorni, piccole passeggiate per sgranchirsi le zampe, tutti insieme possiamo rendere possibile il suo sogno, non lo possiamo lasciare in un box, ha bisogno di una famiglia da amare
Adottabile in tutto il centro nord con controlli pre e post affido e firma modulo d'adozione, verrà dato vaccinato, sterilizzato e microchippato.
Per info: eleonora.curatola@hotmail.it e alessandratucci85@gmail.com
Canile di Lanuvio (RM)
Ammazza i tre cani dell’affittuario moroso
CORDIGNANO La coppia a cui aveva dato in affitto il suo appartamento non pagava oramai il canone da alcuni mesi: avevano perso il lavoro. Per vendetta ha pensato bene di avvelenare i loro tre cani. La protagonista di questa vicenda è Anna Castellano, classe 1956, di Salerno, finita a processo, con l’accusa di aver avvelenato Tommy, un pitbull di 4 anni, Puppy e Bubu, due meticci di due e un anno, per vendicarsi dei ritardi nel pagamento del canone. La donna è stata condannata a sei mesi di reclusione, pena sospesa, la quantificazione dei danni verrà stabilita in sede civile, 4.650 euro da versare per le spese di costituzione di parte civile.
Ma soprattutto il giudice ha stabilito l'invio degli atti al pubblico ministero per perseguire tre testimoni della difesa che, sotto giuramento, avrebbero raccontato il falso per scagionare l'imputata. La denuncia depositata ai carabinieri dalla coppia proprietaria dei tre cani (che ha deciso di costituirsi parte civile, rappresentata dall’avvocato Giovanni Maccarrone) risale al 2008. Un dolore, quello della perdita dei tre animali, ancora molto sentito dalle parti offese: quando il giudice Leonardo Bianco ha pronunciato la sentenza, ieri in aula, la donna si è lasciata andare in un pianto liberatorio. Secondo la denuncia penale presentata ai carabinieri la donna quel 22 dicembre era stata vista lanciare qualcosa nel loro giardino. Pochi minuti dopo, la coppia aveva visto Tommy, Puppy e Bubu contorcersi a causa dei dolori lancinanti provocati dal veleno. La corsa dal veterinario era stata inutile: erano morti tutti e tre.
L’autopsia aveva poi confermato che la causa della morte era stata un avvelenamento. Immediata la denuncia ai carabinieri: ieri, in tribunale a Treviso, è andato in scena il processo che vede la donna unica imputata per la morte dei tre cani. Anche ieri in aula la difesa ha ribadito che quel 22 dicembre del 2008, data dell’avvelenamento, la donna sarebbe stata in Campania, ospite da alcuni parenti. La coppia proprietaria dei cani sostiene invece che i rapporti con la padrona di casa si fossero deteriorati a causa dei ritardi nel pagamento dell’affitto.
È stato chiamato a testimoniare anche un amico dell’imputata che, al giudice, ha ribadito che quel giorno la donna si trovava in Campania. Una testimonianza che il giudice però non ha ritenuto attendibile, stabilendo la condanna per la donna oltre al risarcimento dei danni.
Fonte:La Tribuna Treviso
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Grottaferrata, cani a Caserta: pronta una ''mailing bomb'' animalista
Una ''mailing bomb''. E' questa l'idea che circola nei social forum animalisti del territorio castellano e laziale per sensibilizzare l'amministrazione di Grottaferrata a ripensare l'affidamento temporaneo della gestione dei cani comunali ad una struttura nei pressi di Caserta. Nei giorni scorsi, a seguito di regolare gara, è emerso infatti che Palazzo Consoliha provveduto ad aggiudicare ad un canile della provincia della città campana il servizio. Sulla questione, come noto, si è alimentata una polemica che ha visto per protagonista sopratutto il consigliere del Movimento 5 Stelle, Maurizio Scardecchia, che ha protocollato un'interpellanza nella quale ha chiesto chiarimenti su quanto accaduto e su cosa si vuole fare in futuro riguardo questa delicata tematica.
"Abbiamo mille dubbi su questa assegnazione – aveva affermato alcuni giorni fa il consigliere di minoranza -, dubbi legati soprattutto al fatto che il canile in questione si trova a quasi 200 chilometri di distanza da Grottaferrata". L'assegnazione del servizio sarebbe stata fatta, come accennato poco fa, in via "temporanea" e in attesa di una ulteriore e puntuale verifica dei requisiti da parte del vincitore. La trattenuta nel canile dei propri cani randagi costerà nel prossimo biennio alla comunità circa 36.500 euro all'anno, più le spese per il trasferimento degli amici a quattro zampe fino a Caserta.
Per tutto il fine settimana si è tentato di comprendere come andrà a finire la vicenda e si sa che la questione ha già toccato profondamente gli animalisti del territorio, tra i quali è nata l'idea, non dovessero esserci novità significative a breve, di ''bombardare'' la posta elettronica del comune pacificamente e per ribadire la propria contrarietà alla possibile novità.
Vedremo nelle prossime se il piano sarà attuato oppure no. Un'iniziativa simile fu presa anche lo scorso anno per avere chiarimenti sulla presunta morte violenta di una gattina nel territorio criptense, salvo poi scoprire che la poveretta era deceduta a causa di un'operazione mal riuscita.
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Fonte. Il Mamilio.it
lunedì 13 luglio 2015
La triste fine del cane dei due turisti, una tirata d’orecchi ai padroni
“Con il mio consorte Giuseppe ringrazio tutte le persone che ci hanno dato una mano nel ricercare il nostro Arturo. Mai abbiamo trovato persone così altruiste e generose. Il nostro cagnolino ora dorme sotto un cielo di stelle sul monte Pasubio”. Emanuela, proprietaria di Arturo, il meticcio di piccola taglia (3 chili) ritrovato morto lungo la Strada delle 52 Gallerie venerdì sera da una guardia della Forestale, sul fondo del ghiaione della Canossara della galleria n. 32, da dove era scivolato sabato 4 luglio, sfuggendo ai propri padroni.
Emanuela Locci di 45 anni e Giuseppe Baghino di 48, coniugi lombardi di Pavia, erano in zona per compiere un’escursione sul monte Pasubio. Percorrendo la Strada delle 52 Gallerie, attratto da un animale selvatico il cane era scivolato lungo il ripido pendio di rocce per scomparire agli occhi di Emanuela e Giuseppe che dal quel momento hanno iniziato una ricerca affannosa che si è protratta, con l’aiuto di decine di volontari dell’Enpa di Schio-Thiene e di semplici cittadini, per tutta la scorsa settimana, fino al ritrovamento di venerdì della carcassa da parte di una guardia della Forestale.
Trovato a circa 300 metri sulla perpendicolare della caduta, il cane è sicuramente morto nella rovinosa caduta sbattendo sugli spuntoni rocciosi. Per 7 giorni è stata una ricerca spasmodica. “Ritorneremo sicuramente al rifugio Balasso per incontrare e ringraziare ancora le tante persone che ci hanno aiutato nella ricerca di Arturo. La speranza di ritrovarlo in verità è stata sempre flebile e la perdita è grave, perché era davvero un componente della nostra famiglia. Ci conforta la consapevolezza che ha trovato la morte nella caduta e non ha agonizzato per ore o giorni”.
È andata a vedere il corpo? “No, sarebbe stato troppo doloroso, anche perché era in stato di decomposizione. Ringrazio la guardia della Forestale che l’ha sepolto, indicandoci il luogo per una nostra futura visita”.
Prenderete un altro cane? “Nei tempi dovuti. Come fatto per Arturo andremo in un canile per portarci a casa un cane abbandonato per dargli attenzioni e affetto. Un grazie speciale lo rivolgo a Suki Maya, Marika Perli, Carla Ricciolini, Romi ZerozeroSpank Paw e Alberto Costabeber; alle guardie forestali di zona Lianka Santagiuliana, Alessandra Fuccillo, Mattia Colombi, Lucia Ruspaggiari, Valentina Benati, Claudia Bolognese, Erika Benetazzo e Lella Benetazzo; ai rifugio Balasso e Xomo, all’Enpa Schio-thiene, al maso Carpene, alla Provincia di Vicenza e al Gazzettino: tutti i miei nuovi amici. E grazie a Facebook ho trovato tanta solidarietà. Forse ho dimenticato qualcuno”.
Il rifugio Balasso sulla Provinciale 46 è servito come base per le ricerche, con il gestore Cristina Fin a vivere in diretta la settimana di passione di Emanuela e Giuseppe. “I coniugi sono stati commoventi - spiega -, hanno dato un forte esempio di amore per gli animali. Si sono alzati sempre presto per tornare alla sera dopo lunghe ore di infruttuose ricerche. Ho cercato di stare vicina alle loro ansie, anche se in verità già alla prima sera ho detto loro che probabilmente il loro Arturo è deceduto nella caduta, perché conosco la zona e perché, purtroppo, almeno un cane all’anno scompare senza lasciare traccia. La carcassa del loro Arturo almeno è stata ritrovata e sepolta. Pur persone straordinarie Emanuela e Giuseppe un errore l’hanno fatto, sia pure inconsciamente”.
Quale errore? “Quello di portare il loro cane sulla Strada delle Gallerie, troppo pericoloso! Non si devono portare i cani in quella zona del Pasubio, neppure al guinzaglio. I cani se vedono o sentono qualche altro animale selvatico d’istinto lo rincorrono e cadono dal sentiero per trovare la morte tra le rocce. Purtroppo è così”. Cristina Fin è stata chiara: proibito portare cani sulla Strada delle 52 Gallerie, anche al guinzaglio.
Fonte: Il Gazzettino.it
Viaggiare con il cane in auto
La vita con il nostro amico a quattro zampe prevede anche gli spostamenti e, in vista delle vacanze estive, con questo articolo vi voglio illustrare la normativa vigente riguardo i viaggi in auto con il proprio cane.
Ricordate di portare con voi sempre il libretto sanitario del cane in regola con le vaccinazioni e l’iscrizione all’anagrafe canina. L’antirabbica va fatta almeno venti giorni prima della partenza. Non è obbligatoria, ma consigliata se si va nelle isole e al Nord Est (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Alto Adige) fino al 2013 in diverse regioni era obbligatoria. Il Ministero della Salute segnala che in Sardegna è diffuso un particolare tipo di tenia chiamato l’echinococco, si può proteggere il cane somministrando solo carni cotte e al ritorno è meglio effettuare una visita di controllo con l’esame delle feci. Su tutto il bacino del Mediterraneo il pericolo è rappresentato dal pappatacio, un insetto che può trasmettere la leishmaniosi; in tali zone è meglio non far dormire il cane all’aperto e, durante la notte, è consigliato distribuire un antiparassitario efficace sul pelo. Nel Nord Italia e nella Pianura Padana è invece presente la filariosi cardiopolmonare, meglio conosciuta come filaria, malattia che si può prevenire tramite vaccino o somministrando al cane mensilmente delle specifiche pastiglie.
In auto. L’articolo 169 del nuovo codice della strada al comma 6, è quello di riferimento per chi viaggia in auto con il cane: “Sui veicoli diversi da quelli autorizzati a norma dell'art. 38 del decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320, è vietato il trasporto di animali domestici in numero superiore a uno e comunque in condizioni da costituire impedimento o pericolo per la guida. È consentito il trasporto di soli animali domestici, anche in numero superiore, purché custoditi in apposita gabbia o contenitore o nel vano posteriore al posto di guida appositamente diviso da rete od altro analogo mezzo idoneo che, se installati in via permanente, devono essere autorizzati dal competente ufficio provinciale della Direzione generale della M.C.T.C."
In poche parole, se abbiamo un solo cane, può viaggiare in auto con noi, basta che non sia intralcio a chi guida; non deve stare in braccio o tra le gambe o saltellare tra un sedile e l’altro. La scelta è abbastanza ampia :
Trasportino/ kennel rigido
Cintura di sicurezza
Nel bagagliaio con divisorio
Trasportino o Kennel. Il trasportino è sicuramente il metodo migliore per trasportare il cane in macchina. Il cane deve però abituarsi gradualmente a stare chiuso dentro il kennel. Un corretto avvicinamento a piccoli passi porterà il cane a sentirsi sicuro e potrà considerare il trasportino un luogo di protezione dove potersi rilassare tranquillamente. Se fissata bene, questa struttura è anche utile per la sicurezza del cane in caso di una frenata improvvisa o un incidente. Ricordate di prendere la misura adatta al vostro cane.
Cintura di sicurezza. Le cinture di sicurezza per cani sono delle semplici imbragature. La maggior parte sono in nylon, vengono agganciate alle cinture già presenti nell’auto. Ne esistono di varie misure, a seconda della taglia del cane. Hanno chiusure universali che si adattano a tutte le tipologie di cinture di sicurezza presenti nei vari modelli di automobile. Vengono utilizzate agganciando il collare o la pettorina e quindi risultano estremamente comode. Il cane va tenuto sul sedile posteriore, e anche in questo caso è importante fare delle prove con l'animale per abituarlo prima dei viaggi lunghi.
Bagagliaio con una rete divisoria. È uno dei modi più usati, ma non quello più sicuro. Viaggiare in questo modo è a norma di legge e solitamente è anche il luogo della macchina che il cane preferisce; è facile abituarlo, perché ha un suo spazio magari con la sua copertina preferita o il suo cuscino. Esistono diversi tipi di rete divisorie che possono essere trovate nei migliori negozi per animali, le migliori sono quelle rigide.
Se il cane ha problemi in macchina. Se il vostro cane rifiuta di salire in auto, ha il respiro affannoso o l'ipersalivazione, ha i conati di vomito o vomita proprio o è semplicemente ansioso e inquieto quando sale in macchina, può essere un grosso problema. L’importante è che, fin dai primi giorni che avete il cane, anche se non ne avete necessità, lo abituiate alla macchina a piccoli passi. Le prime volte può essere difficile. Non mollate. Bisogna far sì che il cane capisca che la macchina è un posto come un altro dove si può rilassare, dove non ci sono pericoli. E che la macchina serve per raggiungere posti divertenti come un parco o un alto posto che a lui può piacere. Non riducete le uscite in macchina solo al veterinario perché potrebbe poi associare la macchina alla visita del veterinario che, naturalmente, non a tutti i cani piace. Iniziate con percorsi brevi, allungandoli pian pianino.
Non fatelo mangiare prima di partire, onde evitare che vomiti e non fatelo viaggiare con la testa fuori dal finestrino, il rischio di problemi alle orecchie è alto e comunque è pericoloso! Nei viaggi particolarmente lunghi fate delle soste frequenti per fargli sgranchire le gambe e farlo bere. Non lasciate mai il cane solo in macchina al sole, anche se per poco tempo; ricordatevi, inoltre, che, lasciando la macchina all’ombra, tornando potreste trovarla al sole. In sostanza, non lasciate il cane senza sorveglianza in macchina da solo.
Se non riuscite a superare il problema della macchina, rivolgetevi prima di ricorrere a farmaci, ad un educatore cinofilo che vi saprà aiutare.
Fonte. Forli24ore.it
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In vacanza con il cane: come portarlo in treno?
Se decidete di intraprendere un viaggio in treno con il vostro amico a quattrozampe sappiate che in Italia è possibile, basta seguire le istruzioni che dà Trenitalia consultabili anche sul loro sito. Ricordate sempre di portare con voi il libretto sanitario del cane in regola con le vaccinazioni e l’iscrizione all’anagrafe canina. Se si è sprovvisti, pagherete una multa e dovrete scendere dal treno!
Taglia. Per i cani di piccola taglia il trasporto è generalmente gratuito se custodito nel suo trasportino di dimensione non superiore a 70x50x30. Nei treni a scompartimento, i cani possono viaggiare accanto a noi sempre sorvegliati e purché i passeggeri dello scompartimento acconsentano, acquistando un biglietto ridotto a parte.
I cani di media/grande taglia possono viaggiare in treno solo se non arrecano disturbo e devono essere tenuti al guinzaglio e muniti di museruola con pagamento di un biglietto ridotto, altrimenti nel caso contrario è necessario prenotare tutto uno scompartimento come nel caso delle cuccette dei vagoni letto. Se si vuol viaggiare di notte e volete dormire, dovete quindi prenotare tutto uno scompartimento! Alcune variazioni possono esserci a seconda del tipo di treno; per esempio, un problema può essere sui treni regionali in quanto i cani possono viaggiare solo nel vestibolo o nella piattaforma dell’ultima carrozza, con esclusione dell’orario dalle 7 alle 9 del mattino dei giorni feriali dal lunedì al venerdì. Quindi, attenzione: chiedete sempre prima di acquistare un biglietto.
Posti a sedere. In nessun caso i cani ammessi nelle carrozze possono occupare posti destinati ad altri viaggiatori e se arrecano disturbo l’accompagnatore del cane su indicazione del personale del treno è obbligato ad occupare un altro posto eventualmente disponibile o scendere dal treno.
Della serie: se trovi uno che odia i cani e non c’è altro posto disponibile, ti tocca, nella migliore dell’ipotesi, semplicemente cambiare posto, nella peggiore fare il viaggio in piedi da qualche parte in fondo alla carrozza; nella ipotesi più estrema, addirittura, potresti essere obbligato a scendere.
Carrozza bar. Nella carrozza ristorante/bar non è consentito l’accesso agli animali, fatta eccezione solo per i cani guida per i non vedenti, quindi se sei solo e hai fame o sete, portati un panino o spera che passi qualcuno degli addetti tra le carrozze e che ti fornisca ciò di cui tu hai bisogno.
I cani guida per non vedenti giustamente possono invece viaggiare gratuitamente e senza alcun obbligo su tutti i treni.
Attenzione quindi alle variazioni che possono esserci a seconda del tipo di treno come per quello regionale: vi consiglio di consultare questo link in caso di partenza in treno, di solito i biglietti per i nostri amici a quattrozampe sono ridotti del 50 per cento
http://www.trenitalia.com/tcom/Offerte-e-servizi/Il-trasporto-degli-animali-domestici
Fonte : Forli24ore.it
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Cani in aereo, quali sono le norme?
Premettiamo che un viaggio in aereo è stressante per il cane soprattutto se costretto a viaggiare in stiva, quindi se potete evitate, a meno che non dobbiate trasferirvi o stare via un lunghissimo periodo, o per esigenze particolare, ma evitate se potete questo stress e se potete lasciatelo a casa e affidatelo ad un dog sitter fidato o ad una pensione per cani. Quasi tutte le compagnie aeree consentono solitamente il trasporto di cani, ogni compagnia ha piccole regole diverse quindi è sempre opportuno programmare per tempo ed informarsi con largo anticipo.
Al momento della prenotazione dovremmo comunicare alla compagnia aerea la presenza del nostro compagno di vita, se la località da raggiungere è all’estero dobbiamo informarci anche sulle regole e formalità per l’ingresso del nostro cane nel paese perché in certi Stati l’introduzione di un animale prevede un periodo di quarantena , quindi sarebbe meglio per una vacanza evitare al cane una traumatica esperienza come la quarantena. Per viaggiare il cane dovrà essere vaccinato contro le principali malattie, dovrà aver con sé il libretto sanitario e un certificato che attesti lo stato di buona salute. Tutte le compagnie aeree consentono ai cani di piccola taglia di viaggiare al nostro fianco purchè custoditi in gabbie o trasportino con il fondo impermeabile e di dimensioni adeguate , cioè che permettano al cane di girarsi e muoversi.
Di solito la maggior parte delle compagnie accetta cani di piccola taglia che insieme al trasportino non superino i 10kg, altrimenti il cane dovrà viaggiare nella stiva e sarà imbarcato dallo scalo merci e viaggerà in gabbie apposite messe a disposizione dalla compagnia aerea, ma se possiamo, e scusate se lo ripeto, ma evitiamogli questa esperienza. Di solito le misure standard per il trasportino massimo sono 46x25x31cm, ma possono variare a seconda delle norme della compagnia aerea. Se viaggia in stiva assicuratevi prima dell’acquisto del biglietto e della partenza che la stiva sia pressurizzata, riscaldata e illuminata per la sicurezza e per la salute degli animali. Portare i contenitori per cibo e acqua e rimanete il più possibile vicino al proprio cane se deve viaggiare in stiva.
Non so accettati animali in calore, in gravidanza e cuccioli inferiori ai 3 mesi
Per viaggiare in Europa viene rilasciato dal proprio veterinario un documento chiamato passaporto europeo che da diritto a viaggiare in tutti i paesi Europei : questo documento dichiara che il cane è in regola con le vaccinazioni, specialmente quella della rabbia , serve per identificare il cane tramite microchip e contiene tutti i dati anagrafici e altro per identificare l’animale compresa la foto.
Le nazioni che richiedono maggiori controlli e norme per l’ingresso di animali domestici sono il Regno Unito, lrlanda, Malta, Svezia, Argentina, Brasile e Panama. Informatevi prima mi raccomando!
Per portare con te il tuo cane è necessario acquistare un supplemento al costo del biglietto che varia a seconda del peso, del trasporto in cabina o in sitva e degli aereoporti di partenza e destinazione.
L’unica eccezione naturalmente riguarda i cani guida per i non vedenti che vengono imbarcati con il passeggero purchè muniti di museruola e guinzaglio ed il trasporto è gratuito e saranno imbarcati per primi.
Fonte: Forli24ore.it
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giovedì 9 luglio 2015
Dopo l’orrore degli abusi, il cane Caitlyn ha trovato una famiglia
Caitlyn ha trovato una famiglia. Un mese fa nessuno avrebbe scommesso su un lieto fine del genere pensando alla condizione in cui era stato trovato: un uomo gli aveva chiuso il muso con un nastro adesivo così stretto da bloccargli il flusso sanguigno mettendo a serie rischio la sua lingua.
Una crudeltà che ora questa cucciola può mettersi definitivamente alle spalle. Dopo essere stata curata e salvata, ora Caitlyn può iniziare una nuova vita entrando a far parte di una famiglia che ha deciso di aprirle le porte.
Questa cagnolina ha infatti trovato una famiglia affidataria e, in essa, un amico speciale, un bambino a cui si è subito legata così come mostra una foto pubblicata sul profilo Facebook della Charleston Animal Society: i due condividono lo stesso letto e lei si corica vicino al suo nuovo amichetto e lo “abbraccia”.
Un grosso passo avanti nella speranza che dall’affido si possa passare all’adozione e le premesse sono già ottime.
Fonte.La Stampa
martedì 7 luglio 2015
Grottaferrata: sul canile scoppia un gran casino
GROTTAFERRATA - Nei giorni scorsi l'assegnazione provvisoria del servizio ad un canile di Caserta. Scardecchia: "Vogliamo vederci chiaro e vogliamo garanzie per i nostri cani e per i soldi dei cittadini". L'assessore Passini: "Qualche dubbio sul trasferimento in Campania"
Nei giorni scorsi, a seguito di regolare gara espletata attraverso un bando, il Comune di Grottaferrata ha provveduto ad aggiudicare ad un canile della provincia di Caserta la gestione dei propri animali randagi. Una gara che ha visto due soli partecipanti: il soggetto che ha gestito fino ad oggi i circa 25 cani grottaferratesi, la Fattoria di Tobia, e appunto il vincitore del bando.
Sulla questione però in queste ore scoppia la polemica perché il consigliere del Movimento 5 Stelle, Maurizio Scardecchia, sta per protocollare un'interpellanza nella quale chiede chiarimenti su quanto si sta facendo. "Abbiamo mille dubbi su questa assegnazione - dice il consigliere di minoranza -, dubbi legati soprattutto al fatto che il canile in questione si trova a quasi 200 chilometri di distanza da Grottaferrata". L'assegnazione del servizio sarebbe stata fatta per il momento in via "temporanea" in attesa di una ulteriore e puntuale verifica dei requisiti da parte del vincitore.
Ai cittadini grottaferratesi, comunque, la trattenuta nel canile dei propri cani randagi costerà nel prossimo biennio circa 36.500 euro all'anno, più le spese per il trasferimento dei cani da Grottaferrata a Caserta. Un importo, quello di 36.500 euro, che avrebbe anche permesso probabilmente l'affidamento diretto del servizio.
"La questione non ci è chiara - dice ancora Scardecchia -. Con i cani così lontani si rischia di perdere il controllo degli animali. Pretendiamo un censimento dei cani che saranno trasferiti a Caserta ma anche un monitoraggio costante delle loro condizioni di salute e, soprattutto, vogliamo che il Comune di Grottaferrata attrezzi un portale con le foto dei cani dove eventuali cittadini intenzionati all'adozione possano accedere per vederli". Insomma, a destare preoccupazione è proprio la difficoltà di controllo diretto. "Chi ci assicura altrimenti che in caso di decesso, faccio un'ipotesi, il microchip del cane deceduto non venga installato su un altro animale e i cittadini di Grottaferrata si trovino a pagare per cani non propri?".
A seguire la questione con attenzione è però anche l'assessore Francesca Maria Passini che, comunque fuor di delega (la competenza alla Tutela degli animali non è stata ufficialmente assegnata dal sindaco ad alcun assessore), sta seguendo l'evolversi della vicenda. "Sono un'amante degli animali e delle cose ben fatte e sto seguendo con molto interesse questa storia. Desidero che tutto venga fatto nel miglior modo possibile: quella di Grottaferrata è una comunità fatta di molti cittadini che hanno animali in casa e che quindi sono sensibili al tema. Ci adopereremo per essere effettivamente sicuri che gli animali siano trattati bene e che comunque il vincitore del bando abbia effettivamente tutti i requisiti necessari". Qualche dubbio legittimo sul trasporto da Grottaferrata a Caserta, comunque a carico del Comune criptense. "Voglio capire se gli animali che oggi sono ospitati nel canile in concessione siano in grado di affrontare, sopratutto in questa stagione, un viaggio impegnativo fino a Caserta". Ma poi: con quali mezzi verranno trasferiti gli animali? A quale costo?
In queste ore qualcuno ha anche ipotizzato la non facile strada dell'annullamento di un bando predisposto con la supervisione della comandante della polizia locale di Grottaferrata, Maria Letizia Scuderini. Un bando che, a quanto pare, è piaciuto poco anche a "Grottaferratafido", l'associazione
presieduta dall'attivissimo Mauro Porleri che - anche attraverso l'incarico fiduciario assegnato dal sindaco a Roberta Covizzi - è incaricata del recupero e della prima assistenza degli animali randagi.
Insomma, l'affaire canile scalda le stanze di palazzo Consoli. Già roventi per questioni climatiche e non solo.
Fonte: Il Mamilio.it - l'informazione del Castelli Romani
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