mercoledì 20 maggio 2015

Cani fiuta-sangue al servizio degli inquirenti, vita dura per i killer



Mettete insieme il fiuto raffinato di Hercùle Poirot e l'intuito istrionico di un Philippe Marlowe in stato di grazia e ancora non avreste ottenuto il detective perfetto. Con buona pace di nostalgici e appassionati del genere letterario, oggi sulla scene del crimine i protagonisti non fumano sigari e non hanno passati burrascosi da annegare nel whiskey. Da qualche anno a questa parte, infatti, anche in Italia, le soluzioni dei casi di cronaca che riempiono le pagine della cronaca, passano dal fiuto sì, ma quello canino. Bo, Emma, Holly e Kessi sono i nomi dei quattro cani che l'Hbddo (Human Blood Detection Dog), azienda di Rosignano, in provincia di Livorno, mette a disposizione degli investigatori per rintracciare tracce di sangue sulla scena del crimine.

Quelli di Melania Rea, Denise Pipitone, Yara Gambirasio e Roberta Ragusa sono solo alcuni dei casi nei quali i cani addestrati dalla Hbdd hanno contribuito in maniera fondamentale a orientare le indagini. "Siamo nati nel 2007 -spiega all'Adnkronos Vincenzo Scavongelli che, assieme a Giacomo Micheli addestra e conduce i cani della Hbdd- e dall'anno successivo abbiamo iniziato la nostra collaborazione con il Reparto Investigazioni Scientifiche (Ris) dei Carabinieri". Una volta superate le prime "necessità addestrative", la collaborazione è decollata, "al punto che oggi abbiamo un numero di interventi all'anno che oscilla tra i sei e i dodici, richiesti in tutta Italia e che possono durare anche diversi giorni".

Una novità assoluta, ai tempi, per Italia che rispetto ad altri Paesi "non ha ancora sviluppato del tutto una 'cultura' sull'utilizzo del cane nel settore del Bpa (Blood Pattern analysis): "Basti pensare che in America il loro impiego risale addirittura ai primi anni '70". Il nostro primo intervento, ricorda Scavongelli, "riguardava un presunto omicidio in un capannone. In quella circostanza, nonostante fossero passati sette anni dai fatti, il cane dimostrò interesse particolare per un punto preciso": segnali che non sempre arrivano da manifestazioni dirette, ma che è in grado di leggere "solo l'occhio attento del conduttore".

Una sensibilità olfattiva sorprendente, quella dei cani, che "è in grado di individuare anche tracce di sangue combusto o presente su indumenti lavati a 90 gradi con la candeggina", continua Scavongelli. In condizioni di laboratorio, i cani della Hbdd, "hanno dimostrato di poter trovare anche tracce minime, fino a 320 microlitri, racchiusi in un contenitore e presentati insieme ad altri elementi di disturbo", mentre la validazione scientifica dei risultati ottenuti dal cane, "in uno specifico frangente, oscillano tra il 66 e il 93,75%".

Questa forbice, spiega l'addestratore della Hbdd, dipende dal contesto: "non si può certo parlare di infallibilità dei cani, visto che sono esseri viventi e, quindi, sottoposti a margini d'errore". Il cane, tra l'altro, "in condizioni psicofisiche ottimali, è anche in grado distinguere tra sangue animale e umano", ma i risultati dipendono sempre da fattori ambientali come la temperatura (mai sotto lo 0 e mai sopra i 32 gradi centigradi) e il tasso di umidità "che influisce sulla diffusione degli odori nell'aria".

L'attività principale svolta dai cani del Hbdd, è quella della cosidetta "bonifica dell'area", la ricerca cioè di tracce disperse, ad esempio, in uno scenario ampio, nel quale l'animale riesce a individuare residui anche minimi di sangue in tempi molto ridotti. Come nel caso dell'agricoltore Fabio Lorenzon, ucciso nel 2009 a Fiumicino: "in quel frangente -spiega Scavongelli- uno dei nostri cani riuscì a individuare l'arma del delitto situata all'interno di un cespuglio".

Per preparare un cane, in ogni caso "occorrono tra i 16 e 18 mesi", nei quali, attraverso il gioco e il meccanismo del 'rinforzo positivo', "si insegna loro a superare ostacoli naturali e artificiali di qualsiasi tipo".

A disposizione degli inquirenti, oggi la società di Rosignano mette il fiuto di quattro cani di razze diverse: "Bo è un bracco tedesco, Holly uno springer spaniel, Emma un meticcio tra segugio di Hannover e spinone italiano e Kessi un meticcio di pastore tedesco", spiega l'addestratore, ma "tutti i cani potenzialmente hanno le abilità necessarie", fermo restando che i cani tradizionalmente usati per la caccia "partono ovviamente da una posizione di vantaggio". Lo scenario, conclude Scavongelli, è in continua evoluzione, al punto che "oggi ci troviamo a lavorare in 'squadra' con velivoli, cavalli e in alcuni casi perfino con i droni".

Fonte: adnkronos

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