mercoledì 20 maggio 2015

Quando la mafia sfrutta i cuccioli



I dati del traffico di animali sono impressionanti come dimostra il rapporto Zoomafia della LAV. Per fortuna, le forze dell'ordine ogni tanto riescono a intercettare i camion e a mettere in salvo i cani. È successo di recente con un carico diretto in Campania

Quando l’agente Annalisa Rabottini ripensa all’incredibile salvataggio per il quale il 21 maggio viene premiata da Autostrade come eroe della sicurezza, il primo pensiero va sempre al rumore: «Abbaiavano tutti insieme, difficile da immaginare se uno non è lì». 
Cavalier king, cocker spaniel, chihuahua, pitbull, erano 220 cuccioli, alcuni nati da pochi giorni, tutti disidratati, terrorizzati, sfiniti. 
Annalisa era con altri tre agenti della Polizia Stradale (che saranno premiati con lei): quando ha aperto il furgone bianco, non si è stupita. 
Sapeva cosa avrebbe potuto trovare: «Se vedi un furgone senza insegne, su questa strada, la prima cosa che pensi è che sia pieno di cuccioli trasportati illegalmente». 

L’A13, da Padova a Bologna, è il passaggio obbligato per chi traffica cani: questi 220 arrivavano dall’Ungheria, erano diretti in Campania. Un viaggio di 1500 chilometri, dodici ore senza soste, cibo e acqua, tutti già commissionati e venduti dalle fabbriche di cuccioli dell’Est.


Annalisa, insieme a Domenico Bianchi, Enzo Melloni e Domenico Imbellone, li ha salvati tutti: «Alcuni erano a rischio di morire, forse non ce l’avrebbero fatta se non avessimo bloccato il furgone e i veterinari». 

Secondo l’ultimo rapporto Zoomafia di Lav, 2000 esemplari a settimana percorrono questa tratta, per un commercio illecito che moltiplica fino a 20 volte il valore di ogni animale. 
Uno su tre muore durante il viaggio, o dopo l’arrivo, per i traumi o le malattie, perché molti partono prima di aver sviluppato il sistema immunitario. 
«Gli autisti, italiani, ci hanno mostrato documenti in regola, ma le età riportate erano false, i cuccioli erano stati strappati alla madre senza aver finito l’allattamento». 

Ciò che sicuramente non era in regola, nemmeno a un primo sguardo, erano le condizioni del trasporto. Stipati fino a quattro in gabbiette minuscole, ambiente soffocante, nemmeno una grata per l’aria. 
«Così possono viaggiare delle merci, non degli animali». 
Un’impresa che ha meritato il premio, che Autostrade consegna durante 6 tappe del Giro d’Italia e assegna ad agenti o addetti che intervengono in modo eroico a difesa delle persone. 

O degli animali. 


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