venerdì 22 maggio 2015

Cani e gatti avvelenati a Roma, ispezione a sorpresa della Forestale



I casi di avvelenamento da lumachicida hanno provocato il panico tra i proprietari degli animali nella capitale. Anche perché una volta ingerito il veleno c'è ben poco da fare

22 maggio 2015
UNA DECINA di orribili decessi: il Corpo Forestale dello Stato ha deciso di non sottovalutare l'ondata di avvelenamenti che da alcune ultime settimane colpisce cani e gatti di Roma e stamattina, a sorpresa, ha effettuato un'ispezione con dispiego di uomini e unità cinofile nelle aree di villa Pamphili e villa Sciarra. Casi sparsi si riscontrano da anni nella Capitale, ma da qualche tempo esche letali uccidono con feroce e allarmante frequenza animali vaganti e di proprietà, soprattutto nella zona di Monteverde. Il veleno utilizzato, nella maggior parte dei casi, è il lumachicida, che non lascia speranze perché quando i sintomi si manifestano, dopo alcune ore dall'ingestione, gli organi interni sono compromessi in modo irrimediabile.

Si sospetta che l'incremento di tali gesti criminali (l'articolo 544 bis del Codice penale prevede sanzioni e carcere maltrattamento e uccisione di animali) dipenda da insofferenza verso la presenza di esemplari domestici e non, alimentata forse dalle condotte poco accorte di alcuni proprietari, e il Cfs dichiara la propria, ferma intenzione di "far luce sulla vicenda e a recuperare prove e indizi che portino alla scoperta dei responsabili".

A far scoppiare il caso è stata, nei giorni scorsi, la tragica fine di Bo, un giovane labrador meticcio che passeggiava al guinzaglio con la madre del padrone. L'esca era probabilmente nascosta in un mucchietto di croccantini per gatti sistemato sul marciapiede. Questione di attimi; la signora neppure si accorge che il cane l'ha mangiata, o anche solo leccata. Più tardi, a casa, Bo si sente male e vomita materia blu. Quando arriva al pronto soccorso veterinario non è più in grado di urinare, i reni sono perduti e non resta che sopprimerlo.

Altri episodi del genere hanno diffuso il panico fra i romani proprietari di cani e gatti, nonché i volontari che gestiscono le colonie feline. Così, dopo aver ricevuto una serie di denunce relative al sinistro fenomeno, il Cfs ha deciso di aprire un'indagine a tutto tondo. L'odierna ispezione, ancora in corso, coinvolge il Nirda-Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali, assieme a Comando Provinciale di Roma e Unità del 22 maggio 2015
UNA DECINA di orribili decessi: il Corpo Forestale dello Stato ha deciso di non sottovalutare l'ondata di avvelenamenti che da alcune ultime settimane colpisce cani e gatti di Roma e stamattina, a sorpresa, ha effettuato un'ispezione con dispiego di uomini e unità cinofile nelle aree di villa Pamphili e villa Sciarra. Casi sparsi si riscontrano da anni nella Capitale, ma da qualche tempo esche letali uccidono con feroce e allarmante frequenza animali vaganti e di proprietà, soprattutto nella zona di Monteverde. Il veleno utilizzato, nella maggior parte dei casi, è il lumachicida, che non lascia speranze perché quando i sintomi si manifestano, dopo alcune ore dall'ingestione, gli organi interni sono compromessi in modo irrimediabile.

Si sospetta che l'incremento di tali gesti criminali (l'articolo 544 bis del Codice penale prevede sanzioni e carcere maltrattamento e uccisione di animali) dipenda da insofferenza verso la presenza di esemplari domestici e non, alimentata forse dalle condotte poco accorte di alcuni proprietari, e il Cfs dichiara la propria, ferma intenzione di "far luce sulla vicenda e a recuperare prove e indizi che portino alla scoperta dei responsabili".

A far scoppiare il caso è stata, nei giorni scorsi, la tragica fine di Bo, un giovane labrador meticcio che passeggiava al guinzaglio con la madre del padrone. L'esca era probabilmente nascosta in un mucchietto di croccantini per gatti sistemato sul marciapiede. Questione di attimi; la signora neppure si accorge che il cane l'ha mangiata, o anche solo leccata. Più tardi, a casa, Bo si sente male e vomita materia blu. Quando arriva al pronto soccorso veterinario non è più in grado di urinare, i reni sono perduti e non resta che sopprimerlo.

Altri episodi del genere hanno diffuso il panico fra i romani proprietari di cani e gatti, nonché i volontari che gestiscono le colonie feline. Così, dopo aver ricevuto una serie di denunce relative al sinistro fenomeno, il Cfs ha deciso di aprire un'indagine a tutto tondo. L'odierna ispezione, ancora in corso, coinvolge il Nirda-Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali, assieme a Comando Provinciale di Roma e Unità del Nucleo Cinofilo Antiveleno della Forestale e del Parco Nazionale del Gran Sasso. Quest'ultimo, nello specifico, conta sull'esperienza del border collie Datcha e dei pastori belga malinois Dingo e Maria, allenati cercatori di sostanze tossiche. Le indagini proseguiranno nei prossimi giorni.


Fonte: R.it

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